Due destini che si uniscono” fu il titolo di un cameo  di Generazione Aurunca del 2011, su i due personaggi politici più rilevanti del territorio aurunco durante la “Prima Repubblica“.

Francesco Ianniello detto Franchino di Sessa Aurunca e Lorenzo Montecuollo di Cellole ebbero nelle loro mani per decenni il potere reale, quello concreto e fattivo di un intero comprensorio, grazie anche alla loro militanza nella Democrazia Cristiana, partito dominante in provincia di Caserta, in quegli anni.

Ripubblichiamo quella nota, perchè l’attualità di questi giorni ci riporta al valore della Memoria. La memoria di aver opportunamente intitolato una piazza di Sessa Aurunca al compianto Preside Luigi Simone, ma anche l’esigenza di ricordare in maniera oggettiva anche altre figure Aurunche dello scorso secolo.

Due destini che si uniscono di Alberto Verrengia

Nel 2011,  i due grandi protagonisti della storia politica del territorio aurunco della prima repubblica scomparvero a distanza ravvicinata di pochi mesi. 

E’ indiscutibile che il Prof. Franchino Ianniello e l’On. Lorenzo Montecuollo, entrambi dirigenti della Democrazia Cristiana, ebbero un ruolo preminente nella politica a cavallo tra il 1960 ed il 1992. Il primo anche precedentemente, il secondo, a partire, soprattutto, dall’inizio degli anni 70 e con una coda anche nella seconda repubblica.

Ianniello e Montecuollo, nonostante, militassero entrambi nella DC, non ebbero mai una interazione politica positiva, ma anzi  fu strettamente confliggente; mai una comunanza di intenti, che si espresse nella rappresentanza correntizia continuamente opposta.

Basista, come si indicò inizialmente, ma diremmo Democratico Cristiano di Sinistra e Demitiano, Franchino Ianniello detto confidenzialmente anche Molotov (in riferimento al politico sovietico),  riuscì negli anni a controllare la globalità dell’azione politica del Comune di Sessa Aurunca, grazie ad una rete di fiduciari e referenti, distribuiti in ogni frazione.

Una capacità di controllo del voto, che ha avuto poche emulazioni nell’intera Italia, tanto che la percentuale che raggiungeva la DC nel Comune di Sessa Aurunca, era quasi “bulgara”, con oltre il 70% in alcune frazioni.

Il potere politico iannielliano vacillò solamente in poche occasioni. Eccezioni furono l’exploit del dott. Ascanio Falco alle Elezioni Regionali e la breve parentesi della la Lista Civica “La Torre” , entrambi eventi degli anni 70 ed, infine, la madre di tutti gli scontri politici locali della prima Repubblica,  quella contro Pasquale Lillo e la sua Lista Civica “La Campana” all’inizio degli anni novanta.

Nessuna alternativa consistente, al di fuori, del dott. Antonio Consales, emerse per oltre 40 anni nel territorio Aurunco. Consales fu, per un attimo, l’erede politico del prof. Ianniello, ma machiavelicamente, fu lo stesso leader democristiano a soffocarne l’escalation.

Ianniello ebbe anche ruoli dirigenziali di nomina strettamente politica, all’uopo si ricordano i ruoli presidenziali nella Camera di Commercio casertana o nella federazione provinciale della DC.

Lorenzo Montecuollo ebbe una visione diversa nella gestione politica, più basata sull’interazione con i suoi adepti, meno tecnica e gerarchica, di certo meno efficace, ma sicuramente interessante.

Cellole, durante la crescita politica di Montecuollo (consigliere comunale a Sessa Aurunca per anni) iniziò la sua autodeterminazione territoriale ed esplose la volontà di diventare dopo vari tentativi, un municipio indipendente.

Anche se altri, furono gli ideologi della rivolta cellolese, Montecuollo ebbe un ruolo, a mio avviso, decisivo. Questo è il giudizio, altresì, di molti protagonisti della politica dell’epoca.

Non avallò le spinte politiche, interne alla Democrazia Cristiana, di trovare una soluzione di mediazione tra l’aspirazione popolare federale cellolese e quella conservatrice sessana. Montecuollo, in poche parole, con la diplomazia,  raggiunse risultati che nessun pullman di Petteruti arso, avrebbe realizzato.

Epici, sono, poi, gli scontri politici con il politico avverso in quel di Cellole in quegli anni. Il prestigioso uomo di cultura, ma molto meno incisivo politcamente nel suo piccolo Partito Liberale, Franco Compasso. Quest’ultimo fu eletto al Parlamento Europeo, una carica al tempo innovativa ma di grande suggestione, ma non riusci mai a scalzare seriamente nella sua città il dominio montecuolliano.

Dunque, due modalità diverse di intendere la gestione del potere, che basavano la loro peculiarità, anche nei caratteri dei due protagonisti.

Ianniello, tranne una breve parentesi quale Sindaco di Sessa Aurunca e la sua leadership alla Camera di Commercio casertana, non volle intraprendere una attività politica in prima persona. 

Non aspirò mai, a ricoprire incarichi istituzionali, regionali e nazionali, che avrebbe di certo potuto raggiungere durante il massimo fulgore politico. Al prof. Franchino,  intrigava più la gestione del potere da casa, come un Risiko, con pedine e territori.

Famose erano le riunione fiume presso la sua abitazione in Via Santa Caterina, proprio in capo al sottoscritto, ove decine e decine di politici locali confluivano per ricevere indicazioni politiche ed elettorali.

Un continuo pellegrinaggio, allo stesso tempo inquientante e sorprendente, che dimostrava che il “capo”, allora era indiscutibilmente il Professore.

Caratterialmente duro e burbero, talvolta offensivo e blasfemo, il Prof. Franchino, raggiungeva capacità di analisi da manuale. Una lucidità ed una acutezza strategica che non davano spazio ad alcun errore previsionale.

Un genio della politica, ma di quella politica, che molti di noi ora guardano con un pizzico di disappunto.

I tempi sono cambiati, ma al tempo, con in campo il rischio comunista e la deriva massimalista di destra e sinistra, era quasi una politica obbligata.

Montecuollo non ebbe mai una ragnatela così fitta di referenti sul territorio; preferì una strada altrettanto utile, quella delle alleanze interne alla DC ed esterne con le forze del Pentapartito di allora. Ebbe alcuni uomini fidati tra cui il suo omonimo Montecuollo, Lepore, Martucci, Dodde, ma nessuno di questi riuscirà a raggiungere la medesima forza elettorale e politica del loro dominus.

I dorotei casertani prima, i pomiciniani poi, gli indipendenti (cfr P. Lillo), ecc ecc, queste furono solo alcune delle alleanze costruite dal leader cellolese negli anni, che lo rese, a differenza di Ianniello, più fluido dal punto di vista correntizio (Ianniello rimase sempre legato all’asse Santonastaso-De Mita).

Montecuollo, ossia, non si  legò mai a nessuna corrente indissolubimente, come capitò ad altri, potendo così contare su una longenvità maggiore, riuscendo persino a riciclarsi nella seconda repubblica, anche se come attore di seconda fascia, nei vari CCD e Nuova DC.

Egli, però, aveva rispetto a Ianniello, una maggior ambizione personalistica, una superiore vanità politica, che lo portò ad affrontare, talvolta con successo, altre volte con insuccesso, come nel 1994, l’agone elettorale.

Il 1994 fu probabilmente l’ultima interazione tra i due leader.

La DC era scomparsa sotto i colpi di tangentopoli, e si era trasformata nel barcollante Partito Popolare del grigio Martinazzoli. Nessun democristiano locale intuì che i tempi erano cambiati e che lo tsunami bipolare e berlusconiano, li avrebbe resi dei dinosauri in pochi mesi.

Montecuollo si presentò nel collegio Sessa-Mondragone col PPI. E fu Ianniello, appoggiando il socialista Luigi Verrengia, a determinare la sconfitta del cellolese e lasciando spazio al trionfo dell’Alleanzino Mario Landolfi.

La storia era cambiata, oramai,  Ianniello e Montecuollo, erano archiviati congiuntamente alla DC, da una nuova classe dirigente casertana, quella dei Landolfi, dei Cosentino, degli Oliviero, degli Zinzi, dei Diana che in pochi anni avrebbero preso il sopravvento, e ahinoi,  dimostrandosi in molti casi inadeguati rispetto ai precedenti rappresentanti.

L’ultima analisi, però riguarda, l’evento luttuoso di questi anni.

Il clamore e l’attenzione della scomparsa di Montecuollo ebbe una maggior enfasi rispetto all’altrettanto luttuosa morte di Ianniello.

Si è determinato un diverso atteggiamento  nei  rispettivi territori.  A Sessa Aurunca, la scomparsa di Ianniello passò  istituzionalmente, inosservata. A destra come a sinistra.

Quella di Montecuollo no. Sia come presenza alla Cerimonia funeraria, ma soprattutto successivamente.

Il Comune di Cellole  iniziò immediatamente l’iter per intestare una sala comunale al proprio compaesano, oltre all’intitolazione dello Stadio Comunale della città.

Una attenzione forte, una memoria che è stata – sinceramente – salvaguardata.

Sessa Aurunca, nella sua cinica indifferenza, che ha fatto rabbrividire molit, ha, invece, snobbato totalmente questo lutto.

Forse, Franchino Ianniello non si è fatto amare, questo potrebbe essere una ragione, ma dobbiamo essere onesti, tanti aurunci hanno fatto la fortuna con lui.

Alcuni leader di partiti ora al governo locale o all’opposizione, sono nati sotto Ianniello ed alcuni persino ebbero l’immeritato posto di lavoro grazie a concorsi ad hoc, costruiti per loro, dallo staff del Professore.

Altri nelle frazioni, nonostante, la loro scarsa cultura e preparazione, ebbero “momenti di gloria” perchè fedeli, per paura e\o per convenienza, al leader democristiano.

Questa gente ha già dimenticato, forse.

Ianniello, negli ultimi anni, aveva capito che l’ingratitudine è intrinseca allo spirito umano.

Non è peregrina l’idea che si possa rianalizzare il ruolo e le azioni politiche di Franco Ianniello, osservarle in una diversa prospettiva storica e concedere al medesimo il giusto collocamento storico e politico, con la dovuta e meritata  – memoria -.

Ed allora,  la nuova Generazione, che non ha paura,  serenamente può affermarlo: Non sappiamo se in fondo la politica di Franchino Ianniello fu positiva o negativa per Sessa Aurunca, lasciamo questo compito alla storia, ma possiamo certamente affermare che fu un abile politico, mentre i suoi adepti, in questi anni, hanno dimostrato, che senza di Lui, valgono veramente poco.

Alberto Verrengia per Generazione Aurunca

imagesuntitled