Un tempo i cittadini del Territorio Aurunco davano vita ad atti di coraggio alcuni dei quali rimasti impressi nella nostra storia.

Il famoso rifiuto di arrendersi alle armate di Papone, alle devastazioni subite dalla città per tale atto di coraggio e alla ribellione dei giovani cascanesi è una pagina che è bene ricordare.

Domenico Colessi in arte “Papone” era un bandito-brigante nato a Caprino di Sora, con una gioventù vissuta tra guardianie di capre nelle montagne del cassinate e poi, un suo arruolamento come pseudo gendarme della “Repubblica di Napoli”.

Papone fu arrestato per il suo spirito ribelle e liberato durante i moti di Masaniello e messo a capo di un vero e proprio esercito di volontari nella qualità di Colonnello. Le truppe “paponiane” scorrazzarono per mesi nel territorio casertano mietendo vittime ed occupando tutti i borghi più appetibili come ad esempio Roccamonfina.

Sessa Aurunca al tempo faceva gola.

Nel 1647 il Bandito-Colonnello si presentò nella periferia della città chiedendone la resa; i Sessani, però, si rifiutarono con una battaglia persa dai volontari aurunci e conseguente conquista della città dei repubblicani. Numerose furono le vittime a cui seguì la nascita di un governo popolare il 12 Dicembre 1647.

La gioventù aurunca, però, non rimase con le mani in mano e da Cascano iniziò l’organizzazione di un comitato di resistenza fatto di giovani nascosti presso la casa di Girolamo Zitiello. Altri Giovani di Sessa Aurunca si nascosero presso l’Episcopio. Il 23 Gennario 1648, questi gruppi di giovani in maniera sincronizzata assaltarono le guardie dell’esercito di Papone, uccidendo i due luogotenenti del Colonnello, Rivera e Ceraldo, altri 30 furono uccisi nel Castello Ducale e 30 si arresero.

A dare manforte ai ribelli aurunci giunse dopo qualche giorno anche il Principe di Roccaromana con 600 soldati dell’Esercito Reale.

Sessa, dunque, fu liberata.

La storia del Brigante-Colonnello Papone si concluse con una lunga fuga e il rifugio a Rieti, dove fu catturato e trasportato a Napoli. Qui dopo un sarcastico ingresso trionfale in città fu barbaramente torturato e giustiziato.

In fondo all’epoca, o Papone o i Borboni, la violenza era all’ordine del giorno.

A noi, però, piace ricordare come fu la gioventù aurunca a ribellarsi contro le violenze sul popolo e la distruzione della città.

GA

(passi tratti U. Guerriero e dal testo Sessa Aurunca dalla A alla Z)

Salvator_rosa_briganti

nella foto di copertina Salvator Rosa (1615-1673) raffigurato mentre ritrae un capo brigante, l’artista così riguadagnò la libertà dai briganti di Monte Gauro