IL BUCO BUCO NELLA TRADIZIONE DEL TERRITORIO AURUNCO
L’antica Suessa (Municipium romano) è, ancora oggi, una delle realtà storico-archeologiche del meridione più interessanti.Il PutiPù napoletano, trasformandosi nei suoi elementi essenziali, diventa BUCO-BUCO nella storica città di Sessa Aurunca.
Il canto del Buco Buco si conserva da tempo immemore e nelle sue varianti coinvolge ogni borgo del Territorio Aurunco. I suoni sono gioiosi ed ottimisti, la melodia avvolgente ed il testo bene augurante. Tale rito ha da sempre avuto il ruolo di canto di fine anno, di festa musicale popolare per salutare il passato ed accogliere con lieve superstizione goliardica il nuovo anno in arrivo.
Il Buco-Buco, secondo i maggiori esperti, ha le caratteristiche della “Strina” (Strenna), canto di questua religioso e pagano che si conserva in Salento ed in Calabria e che si unisce in connubio con le altre tradizioni di fine anno: dalle lenticchie, al cotechino, dal getto delle monete o oggetti vecchi dalla finestra, allo sparo di mortaretti e fuochi d’artificio (di tradizione partenopea), sino alla sfilata augurale per le vie della città dietro al gruppo prescelto del Buco-Buco.Nelle strofe del canto, si rivelano immortali l’amore rurale per la natura, il rispetto per i campi, il senso di appartenenza e l’amore per i figli; tutte tematiche da sempre forti nell’immaginario valoriale sessano, estremamente legato ad una tradizione autonoma che ha, subito, nel tempo, influenze partenopee e ciociare, ma con una originalità unica che il Territorio Aurunco conserva rispetto al resto della Provincia di Caserta.
Uno dei cultori del rito e esperto, il Maestro Alberto Virgulto, nelle sue accurate ricerche, interpreta: “Strina e, contemporaneamente, strega: questa maschera rituale perpetua ancora (insieme ad altre) un linguaggio cerimoniale in cui, tra augurio e minaccia, si celebra la vita e si sconfigge la morte. Un illustre prototipo della strina, secondo alcuni, si potrebbe rinvenire nella poesia giambica di Archiloco di Paro o di Ipponatte di Efeso, antichi lirici greci, ma con molta approssimazione. Mancano del tutto reperti significativi capaci di documentare l’eziologia, l’origine e lo sviluppo di questo fenomeno che pure parrebbe risalire a tempi piuttosto remoti. Intere compagnie di musici con triccabballacche, tacche tacche, tammorre, fisarmoniche, mandolini, buco buco, ecc., in un rituale dal vago sapore orgiastico, si spostano durante la notte di San Silvestro, di casa in casa (di buco in buco), a portare la notizia della nascita di Cristo ed anche per ricevere la ‘nferta, in denaro o in natura. Questi motivi (i buoni auspici e i doni finali) fanno pensare alle “Strine” come ad antichissimi canti pagani di propiziazione ai quali si è poi successivamente sovrapposto, con l’avvento del Cristianesimo, il racconto della nascita di Cristo.”
Dopo lunghe prove nelle settimane precedenti alle festività decembrine, tra le cantine del centro storico, in amicizia e libagioni, il gruppo del Buco-Buco sceglie annualmente il proprio costume che può variare da quartiere a quartiere e da anno in anno (si ricordano tra gli altri l’anno dei costumi “messicani” o degli “spagnoli”).
San Leo, Duomo, San Domenico, l’Ariella, Borgonuovo e tanti altri quartieri della città si sono alternati negli anni anche se, talvolta, la formazione del gruppo prescindeva dall’appartenenza territoriale o sociale, ma andava oltre e si basava su valori più profondi come l’amicizia e l’unità di persone che condividono l’amore per la propria terra e per la musica.
La prima suonata, il 31 dicembre, avveniva di solito dinanzi al luogo dove si erano svolte le prove e da lì iniziava il percorso tra le case dei vicoli del centro storico e non solo. Qui i residenti accoglievano i gruppi sia con offerte economiche d’omaggio e sia con cibo e buon vino.
Uno dei Buco-Buco tradizionali e storici di Sessa Aurunca era quello di Don Raffaele Asciolla nella metà del secolo scorso, così come ricordato dal nipote Massimo Marino, uno dei migliori cantori del rito: “Anticamente il gruppo guidato da mio nonno, dopo il giro tra le case, giungeva dopo la mezzanotte in Piazza Lucilio dinanzi la storica locanda da Zi Nicola. Qui si suonava sino a tardi ed alcuni anni, persino, si raggiungeva l’alba”
Negli ultimi decenni, invece, il punto di ritrovo finale è divenuta Piazza XX Settembre, meglio conosciuta come Piazza Mercato, ove i vari gruppi, dopo aver effettuato percorsi diversi, si radunano per le esibizioni finali tra centinaia di persone.
Da pochi anni, infine, è emerso un nuovo rito pomeridiano, quello del 31 dicembre pomeriggio, in cui i gruppi – preventivamente – si esibiscono in un “assaggio” dei canti, partendo dall’Arco dei Cappuccini e percorrendo il Corso Lucilio.
La tradizione musicale di fine anno, non è solo una prerogativa del capoluogo territoriale Sessa Aurunca, ma anche di una serie di borghi e cittadine che hanno interpretato a proprio modo il Buco-Buco.
Corigliano di Sessa Aurunca ha, da sempre, goduto di una propria originalità interpretativa e musicale.
Se il testo varia solamente nelle ultime strofe, il ritmo musicale coriglianese è più veloce e dinamico, rispetto al cadenzato e avvolgente sound sessano.
I bucobuchisti di Corigliano partendo dal borgo di Aconursi, raggiungono la piazza del paese, ove si possono assaggiare le tradizionali crespelle; qui vengono suonati vari brani per concludere poi con il canto principale.
Domenico Gallo, componente della Corigliano Folk Band ed esperto delle tradizioni di Corigliano evidenzia: “Il BucoBuco di Corigliano ha un suo dinamismo musicale che si differenzia dagli altri, sprigiona energia e fiducia”.
E’, sicuramente, Lauro di Sessa Aurunca ad essersi distinta con una propria tradizione originale in toto del Buco- Buco.
Difatti, come ci racconta l’esperto di trazioni storiche lauresi Fabio Del Mastro: ” La tradizione del buche-buche (così denominato a Lauro) ha origini antichissime e, forse non per presunzione, ha una iniziale e totale diversificazione.
Non molto elaborato dal punto di vista degli strumenti e per la maggioranza a percussione, con l’aggiunta di qualche occasionale organetto e lo strumento vero e proprio della tradizione, ” ro buche -buche” originariamente si esibisce il giorno di San Silvestro (Santo Soleviesto). I cittadini di Lauro godevano di una doppia rappresentazione; una che aveva inizio già dalla mattina ma solo composta da ragazzi e un’altra invece serale posta in essere da adulti, ma entrambe con unico copione.
Ragazzi o adulti si organizzavano in gruppi e muniti di battimani- scetavaisse- triccaballacche , l’immancabile buche buche e con un buon numero di rami di alloro (frasche re lauro) si recavano presso le abitazioni prescelte ( i ragazzi le facevano tutte) e iniziavano la rappresentazione suonando, agitando le” frasche di lauro” e cantando una canzone tradizionale tipicamente laurese: ” Voi re la casa e cacciame gliauciato e caccimiglio priesto è pe Santo Soleviesto, Soleviesto non tardà ro buche vo camminà camminà camminà. Voi palommella che ce puorti ‘mpizzico carofano e cannella e vattisemo re Cristo e Cristo e San Giovanni e Dio ce varda a tutti quanti, ce varda ro mistro e tu sai chi songo jè, è jè so Menichieglio coi piroccola e scagnieglio, scagnieglio e scagneloro e Dio ce varda l’oro e l’oro e chigli munni a chigliuato a senetà senetà senetà ”
Il tutto trovava conclusione con un ” aspettammo o se ne iammo ?“. Dopo di ciò i padroni delle case offrivano qualche cosa. (Crespiegli, noci – vino).
Successivamente, non è facilmente identificabile la data se ante o post guerra, si è verificata l’importazione, anche nella tradizione laurese del buche-buche tipico del comprensorio il quale è molto ricco di strumenti musicali. Con accento e ritmo diverso oggi la rappresentazione del ” buche-buche” avviene con la cantata della canzone ” Gentilissimi miei signori……… anche se comunque nel repertorio non manca mai ” Voi re la casa ……”
Anche Piedimonte Massicano, frazione pedemontana del Territorio Aurunco, ha conservato una interessante tradizione musicale di fine anno. Originale nelle forme e nei costumi, sempre orientati verso il culto del “buon brigantaggio” di cui Piedimonte ne ha fatto tesoro storico; i figuranti attraversano il lungo corso ed i tre quartieri storici del Palio: Paradiso, Rivoli e Massicani.
Siamo riusciti, poi, a ricostruire anche il testo del Buco Buco di Cellole, con la sua espressione originale Chesta è na festa!!
Concludiamo questo ampio ed accurato excursus con l’affascinante visione del Maestro Virgulto: “ Balli e canti evidenziano, alla base, un mito teso ad esorcizzare angosce sessuali, di morte ed esstenziali, allusivi, ironici e a doppio senso derivati dall’aggiramento di una morale coercitiva che impediva ai nostri avi di manifestare con un linguaggio libero e più aperto le loro aspirazioni, i loro desideri reconditi, i loro sentimenti. L’ascesa al Potere di Costantino il Grande e i miracoli di San Silvestro, annoverati nel leggendario e tradizionale canto di fine anno meglio conosciuto come il Buco – buco, sono i misteriosi protagonisti che pervadono profondamente l’immaginario fantastico dell’intera popolazione aurunca.
Vediamo che ad una di queste leggende è legata l’allegoria calendariale dell’anno di 365 giorni. Tanti sarebbero stati i gradini di un’oscura e paurosa caverna abitata da un pestifero drago, sconfitto dal Santo.
Il drago simboleggia la fine del paganesimo e i 365 gradini i giorni del calendario romano. Dunque, la festa di San Silvestro, fissata non casualmente il 31 Dicembre, giorno della sua morte, allude a sua volta al passaggio dall’era pagana a quella cristiana e perciò il 31 Dicembre, inconsapevolmente, rinnoviamo il ricordo di una storia diventata leggenda.
Ed è attraverso una leggendaria ricorrenza che, anno dopo anno, secolo dopo secolo, il popolo manifesta la sua vera identità e rivela il suo attaccamento alle sue tradizioni ultracentenarie, ai suoi miti, ai suoi riti.
Così come accade durante il periodo pasquale, quando per annunciare la vita che riprende con la Resurrezione e l’ascesa al Cielo del Cristo, i Sacerdoti usano visitare le dimore dei fedeli e benedire i componenti della famiglia ed i loro beni; così le allegre squadre dei bucobuchisti, l’ultimo giorno dell’anno, aI calar del sole, si presentano alle porte di ogni casa e, con l’umiltà che contraddistingue il viandante che implora ristoro, chiedono al padrone di casa di aprire loro l’uscio e farli entrare perché, attraverso la giosità e l’allegria del loro canto della loro storia e della loro musica, raccontano, con un rito propiziatorio ed esorcizzante, le dure avversità della vita, il faticoso viaggio di Maria e Giuseppe sino a Beetlemme e la venuta tra gli uomini del Salvatore.”
Gli Strumenti del BUCO BUCO Aurunco |
Zuchete – zu (Puti – pu) detto anche Struglio o Buco – buco: Tamburo a frizione con canna e botte ricoperta da pelle. Lo strofinio della mano unta lungo la canna determinano un suono basso ma avvolgente, che dona ritmo e profondità.
Il Triccabballacche o Martieglio: tre martelli di legno, avvolti da sonagli, usato dai Saraceni in Guerra per cadenzare le battaglie.
Lo Scetavajasse: composto da due bastoni di legno con sonagli, produce suono rauco e apprensivo.
Le Tàccarelle: strumento in legno, con cimbali e sonagli, crea suoni intensi e stridenti.
L’Acciaino o Triangolo: Tipico triangolino metallico con valore ritmico
La Tammorra
Le Castagnette o nacchere
Fisarmoniche
IL TESTO DEL BUCO BUCO TRADIZIONALE DI SESSA AURUNCA
1
Gentilissimi miei signori
Noi a voi facciamo inchino
E con sincero di vero cuore
E come afflitti pellegrini
(ripete in coro gli ultimi due versi)
2
arapiteci sti porte
e se ce le volete aprire
nui simmo gente re crianza
na cos’è nient c’è già abbastanza
3
Nui simmo poveri, poveri
E venimmo da Casoria,
da Casoria e da Messina,
nui simmo poveri pellegrini
4
abbiamo fatto un gran cammino
per paesi e per città
belle cose vi raccontiamo
se il permesso a noi ci date
5
A Beetlemme siamo stati
la capanna a visitare
e un giudeo di Gerusalemme
più non si regge a camminare
6
visitato abbiam la grotta
dove è nato il divino Agnello
è nato al cuore della mezzanotte
tra il bue e l’asinello
7
San Silvestro era papa,
con l’aiuto del Signore
dalla lebbre liberava
a Costantino l’imperatore
8
Costantino l’Imperatore
era lebbroso di natura
per guarire dal suo malore
ora sentitene la cura
9
centoquarantaquattromila
di fanciulli già pigliati furono posti a fila a fila
e come agnelli immacolati
10
Se San Pietro non riparava,
questa grande crudeltà
questa strada lui pigliava
e sempre quella rimirava
11
vedi che fece questo gran Santo:
disse in sogno a Costantino
che San Silvestro solo ci aveva
una specifica divina
12
Costantino allora chiamava
il suo fedele capitano
e mentre il fatto gli raccontava
di partire gli comandava
13
e che avesse anche pigliato
un intero reggimento
col mantello già menato
gli disse pure stai attento
14
San Silvestro che già sapeva
Il capitano ora ha pregato
Che prima Messa lui diceva
E quindi poi si viaggiava
15
mentre Messa lui diceva
poche rape seminava
molte rape raccoglieva
per i soldati da dar a mangiare
16
i soldati tutti stupiti
che San Silvestro questo faceva
e per maggiore del loro stupore
furono cotte e già mangiate
17
Costantino per il tuo gran male,
non il sangue degli innocenti
ci vuole l’acqua battesimale
e solo quella ti potrà salvare
18
dai la libertà
a quei poveri innocenti
quelle mamme disgraziate
come piangono tu non le senti’.
19
Zuchete zuchete (1) e violini
cu chitarre e mandolini
mamme e figli tutti riuniti
se ne andarono i meschini
20
o mio caro ze menechiello
e priesteme ru ciucciariello
e fa priesto e nun tardà
ca o buco – buco vo camminà
21
e che onore avimmo avuto
in questa casa simmo trasuti
e guardateci e tenitece a mente
ca nui simmo brava gente
22
Buco buco e Santu Sulviestro
mitt’a capa rint a ru tiesto
e ru tiesto e ru tiano
uttamm’abbascio ri barbacani
23
siamo stati in una bottega
baccalà senza moneta
e la bocca ancor ci fete
e ci arraggiamo dalla sete
24
nui tenimmo nu ciucciariello
e l’avimma scurtecane
e a carne a ramm’ai lupi
e la pelle a ru buco buco
25
a padrona ‘e chesta casa
mo ce caccia na bbona spasa,
d’auciat’e susamiegli
e na ventina ‘e carliniegli (2)
26
a padrona ‘e chesta casa
mo’ ce caccia ‘na bbona spasa
d’auciare e mustacciuoli
e nu bichier ‘e vino bbuono
27
e allonga e sdellonga
e pe’ fino a Santa Lena
e che Dio te la guardi
questa bella tua mugliera!
28
e allonga e sdellonga
e pe’ fino a Santo Vito
e che Dio te lo guardi
questo bello tuo marito!
29
e allonga e sdellonga
e pe’ fino a Santu Janni
e che Dio te li guardi
ai vostri figli e a tutti quanti!
30
Buco buco e Santu Sulviestro
nui e vui facimmo festa
e augurandovi un buon anno
dicimmo a tutti grazie tante
31
e cantanno pè tutta Sessa
e cantanno la nostra sorte
siamo giunti alla fine dell’anno
e siamo salvi dalla morte!
32
oggi è calato l’anno vecchio
e domani e l’anno nuovo
e comma simmo arrivati avuanno
arriveremo acca e cientanni
(ripete tre volte gli ultimi due versi)
Finale
Oi Maronna,
che ‘Mparadis staje
e libera chesta casa
da ogni pena e vuai
e oggi e San Silvestro
e nui facimmo festa
e fa festa e nu tardà
ru buco buco vo cammenà
ru buco buco vo cammenà
ru buco buco vo cammenà.
Uno,
due
tre,
quattro,
cinque,
sei,
sette,
otto,
nove,
dieci!
IL TESTO DEL BUCO BUCO TRADIZIONALE DI CELLOLE
Chesta è na festa
Ca ve na vota agli anno
Bona bon’anno
Da ca a cientaut’anni
La usanza sta pe tutto
Ru panaro piglia tutto
E nu buono capuranno
Da ca a cientaut’anni
Allonga e sdellonga
Arrivammo a santo Vito
Dio te ru manna
nu buono marito
Allonga e sdellonga
Arrivammo a santa Lena
Dio te ru manna
na bona mugliera
La usanza sta pe tutto
Ru panaro piglia tutto
E nu buono capuranno
Da ca a cientaut’anni
Oje palummella che ce puorti in pizzico
Garofane e cannella
E vattesimo de Cristo
E Cristo e san Giuvanni
Dio te guarda tutti quanti
Te guarda lu mistero
E tu sai chi song ie
E ie so’ minichieglio
Cu garofale e cannella
Cannela e cannelora
Dio te guarda tutta l’ora
E l’ora è nu mistero
E chigliato se ne va
Se ne va, se ne va,
se ne va, se ne va.
www.bucobuco.altervista.org/ (sito di riferimento)
http://www.musicaliaaurunca.it/spettacolo.html
http://www.casaledicarinola.net/modules.php?name=News&file=print&sid=2469
Buco Buco di Sessa Aurunca (prove)
Buco Buco di Sessa Aurunca II
Putipù – BucoBuco di Lauro di Sessa Aurunca
Buco Buco – versione di Corigliano di Sessa Aurunca
Buco Buco di Piedimonte di Sessa Aurunca
Buco Buco di Carano di Sessa Aurunca
Si ringrazia l’analisi del Maestro Alberto Virgulto inserite nel sito di riferimento del Buco Buco, la collaborazione di Cristina Persico, Fabio Del Mastro, Massimo Marino e Domenico Gallo.
Servizio a cura di Alberto Verrengia per Generazione Cultura